La consacrazione per Peter Sagan c’è già stata, ma l’intero mondo del ciclismo si aspetta da lui sempre di più. Ormai di diritto già tra i grandi di questo sport con i suoi due titoli mondiali, per l’istrionico 26enne c’è quasi la necessità di puntare ancora più in alto. Gli obiettivi alla sua portata sono innumerevoli, tanto che praticamente in ogni corsa in cui si schiererà ci sarà possibilità di vederlo vincere. E con il suo carattere quantomeno lui ci proverà. Inutile soffermarsi più a lungo su di lui, tutti lo conosciamo e ne conosciamo il valore. Classiche e Tour de France saranno i suoi grandi obiettivi, con il terzo iride che lo aspetta a fine stagione, dopo la fisiologica pausa estiva. La pressione è altissima su di lui, ma le sue spalle sono larghe ed è pronto a questa sfida con l’asticella sempre più alta.
In una squadra quasi interamente imbastita al fianco dell’iridato, trovano comunque spazio altri due atleti di spessore, pronti a fardi vedere in salita, l’unico terreno in cui l’ingombrante compagno di squadra lascia volentieri la mano. Rafal Majka e Leopold Konig non sono tra i grandissimi nei grandi giri, ma sono corridori di ottimo livello, che hanno già dimostrato di poter fare molto bene, soprattutto nei grandi giri. Il polacco in carriera ha conquistato un podio alla Vuelta a España, due maglie di scalatore e tre tappe al Tour de France e tre piazzamenti nei dieci al Giro d’Italia. Sulle tre settimane non si può dunque dire che non sia affidabile. Il bronzo a Rio 2016 ne fa anche un possibile candidato a qualche classica più dura: considerando che punta a Tour e Vuelta, il mirino sulla Liegi – Bastogne – Liegi potrebbe anche metterlo. Precedenti importanti in carriera anche per il ceco, che tra 2013 e 2015 ha vissuto una crescita importante che lo ha visto passare dal nono posto in Spagna al sesto in Italia, passando per il settimo in Francia. Quest’anno è rimasto molto più chiuso alla Sky, al servizio di Chris Froome, ma ha saputo comunque mettersi in evidenza alla Vuelta, conquistando una tappa e rimanendo a lungo nelle posizioni di vertice. Tornato nella squadra in cui si era rivelato, punta al podio del Giro per dimostrare il suo miglioramento costante. Buon cronoman oltre che scalatore, non è da sottovalutare.
Spazio potrebbero non averne tantissimo, ma Sam Bennett e Matteo Pelucchi sono corridori che possono a loro volta raccogliere risultati importanti. Pur dovendosi sostanzialmente “accontentare” delle corse in cui non ci sarà il campione del mondo, con l’approdo della squadra in prima divisione le occasioni sono numerose per due velocisti come loro. Ancora abbastanza giovani, quindi con possibili margini di miglioramento, possono rivelarsi ottime alternative allo slovacco, specialmente nelle volate a ranghi più compatti.
LE GIOVANI PROMESSE
Squadra che tra i suoi obiettivi punta a riportare in alto il movimento nazionale, la Bora – hansgrohe non si è fatta sfuggire alcuni tra i migliori talenti locali. Classe 1994, Silvio Herklotz ha già avuto un primo anno di rodaggio, nel quale ha confermato a sua solidità, pur senza ottenere risultati di grande rilievo. Tra i più attesi al momento del suo passaggio tra i professionisti, è ancora molto giovane e ha tempo davanti a lui per farsi notare. Il suo coetaneo Pascal Ackermann arriva da un’ottima stagione, con tante vittorie e piazzamenti prestigiosi, tra i quali spicca il secondo posto al mondiale di categoria, ma anche il terzo in una corsa importante come la Sparkassen Munsterland Giro, contro corridori professionisti. Il reparto volate del team è abbastanza congestionato e potrebbe non avere molte occasioni per mettersi in mostra, ma avrà comunque modo di fare esperienza importante. Altro 22enne è l’ex campione europeo U23 Erik Baska, slovacco come Sagan, che lo scorso anno ha conquistato la Handzame Classic, dimostrando anche tra i big le sue qualità, non solo in volata.
Più affermato è invece lo scalatore classe 1992 Emanuel Buchmann. Campione nazionale a sorpresa nel 2015, lo scorso anno ha fatto capire che il risultato non era un caso ottenendo risultati discreti per tutta la stagione, come l’ottavo posto al Giro del Trentino o il 21° al Tour de France, segno di una buona tenuta già anche sulle tre settimane. Tra i pochissimi ad essere in squadra sin dagli inizi, il ’91 Michael Schwarzmann è uno dei simboli della crescita del team. A 26 anni non è più giovanissimo, ma la sua crescita è regolare e potrebbe finalmente trovare quel successo prestigioso sinora solo sfiorato. Michel Kolar è soprattutto un fedelissimo di Sagan, ma ha solamente 24 anni e potrebbe fare ulteriori passi avanti, che gli permetterebbero di ritagliarsi anche qualche spazio in più. In una squadra che pone molta attenzione ai giovani (ben otto corridori in organico hanno meno di 25 anni), le occasioni naturalmente vorranno essere ben distribuite.